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Topografia corneale

E’ un esame diagnostico insostituibile per lo studio (diagnosi, follow-up, iter pre e post operatorio) di numerose patologie corneali, in chirurgia refrattiva, in contattologia nei casi di astigmatismi elevati o warpage da l. a c. ed in tutti i casi di irregolarità di superficie. A tali indicazioni di recente si è aggiunto il Cross-Linking Corneale, che si basa in buona parte sui risultati topografici per la selezione dei casi trattabili.

L’ evoluzione dei topografi (nella quale le industrie, i tecnici e gli oculisti italiani hanno avuto un ruolo di primissimo piano) e di conseguenza il notevole aumento delle informazioni che si possono ottenere, ha reso complessa l’interpretazione delle mappe, per cui bisogna innanzitutto avere ben presente cosa evidenziare in una stampa in relazione alla patologia del paziente in esame.

E’ bene ricordare che in oftalmologia la classica topografia, a differenza di quella geografico-cartografica, non disegna la forma della cornea ma è la rappresentazione sotto forma di una mappa di colori codificati (per cui sarebbe più corretta la dizione fotocheratoscopia o videocheratoscopia computerizzata). Essa viene ricavata per sommazione dei punti della superficie corneale anteriore, ricoperta dal film lacrimale, sui quali viene calcolato il raggio di curvatura e di conseguenza il potere refrattivo. E’ come se prendessimo idealmente la cornea, leggessimo numerosi punti al frontifocometro e ne estrapolassimo la mappa di tutta la superficie.


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Quando analizziamo una topografia per prima cosa osserviamo il tipo di apparecchio utilizzato, in particolare se la topografia è stata ottenuta per riflessione del disco di Placido,



attualmente i più diffusi ed ai quali si riferisce principalmente questa guida, o per ricostruzione di scansioni a fessure di luce (Orbscan, Pentacam, Galilei).

I topografi a riflessione (CSO, Optikon, Tomey) si basano sulla proprietà della cornea di comportarsi come uno specchio convesso, analizzando eventuali deformazioni od irregolarità dell’ immagine riflessa e digitalizzata degli anelli luminosi concentrici, di dimensioni note. I modelli possono però differire per grandezza del cono, numero e spessore degli anelli proiettati, distanza di lavoro, sistema di focalizzazione e processazione della immagine acquisita, per cui a volte non è facile confrontare mappe eseguite su apparecchi diversi. I topografi a riflessione costruiscono le mappe a partire dal vertice corneale: lo strumento lo identifica per mezzo della fissazione, eleggendolo a centro geometrico del primo anello del ‘bersaglio’, il più centrale.

I topografi a fessure di luce d’altronde, forniscono dati anche sulla superficie posteriore della cornea (spesso la zona alterata per prima nel cheratocono quando ancora la topografia della superficie anteriore può essere nei limiti, quindi il più affidabile indicatore nella diagnosi precoce di probabilità) e sulla pachimetria della intera cornea.



Topografia Corneale in contattologia

Conoscere la morfologia corneale in modo dettagliato, attraverso una topografia corneale ben eseguita, può risultare molto utile per l’operatore che si accinge ad applicare delle lenti a contatto specialmente se la cornea in esame è molto torica, affetta da astigmatismo irregolare, esiti di cheratoplastica o particolari profili oblati o prolati da esiti di fotocheratectomia refrattiva.

L’utilizzo di lenti a contatto (sia idrofile che rigide gas permeabili) può causare variazioni desiderate dell’andamento topografico della cornea come nell’ortocheratologia, ma in taluni casi queste variazioni possono essere anche non volute e quindi rappresentare un vero e proprio effetto collaterale indesiderato (warpage).

La pressione meccanica di una lente r.g.p., quando per esempio assume una posizione decentrata sulla cornea (lente sferica su cornea torica), non è l’unica causa di warpage, la distorsione delle mire può sopraggiungere anche per edema corneale.

Ecco che l’utilizzo della topografia non è solo utile come ausilio per la scelta geometrica della lente r.g.p. associato alla simulazione dell’immagine fluoroscopica, ma anche come monitoraggio e prevenzione di eventuali variazioni topografiche indotte dall’uso/abuso delle lenti a contatto