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Tag: Occhio

23 Ottobre 2019
ultrascan per ecografia bulbare ed orbitaria

Cos’è l’ecografia bulbare?
L’ecografia bulbare esplora le strutture interne dell’occhio (corpo vitreo, cristallino, retina, ecc.)

Cos’è, invece, l’ecografia orbitaria?

L’ecografia orbitaria esplora i tessuti presenti nella cavità orbitaria (muscoli extraoculari, grasso orbitario).

Su quale principio si basa?

Si avvale di ultrasuoni, ossia della trasmissione di onde acustiche ad alta frequenza nell’occhio, che poi vengono riflesse dai tessuti oculari e, infine, osservate su uno schermo. Con un meccanismo simile a quello dell’eco e dei radar si riescono così a rendere visibili le strutture oculari interne senza danneggiarle in alcun modo.

Quando serve?

Tale esame è molto utile soprattutto in presenza di opacità della cornea, del cristallino o del corpo vitreo. Viene eseguita quando il normale esame non può essere effettuato per l’impossibilità del passaggio di luce all’interno dell’occhio, nei distacchi di retina, per la ricerca di corpi estranei e per lo studio di nuove formazioni benigne o maligne (tumori). L’ecografia è l’esame fondamentale per lo studio della patologia orbitaria che insieme alla TC e alla RM sono le uniche che permettono di visualizzare il contenuto orbitario.

Come si effettua l’esame?

L’esame viene effettuato interponendo del gel tra le palpebre e la sonda per migliorare il passaggio del segnale degli ultrasuoni. Quindi con una sonda si ‘esplorano’ i tessuti molli all’interno del bulbo oculare o dell’orbita. L’ecografia A-scan viene utilizzata per misurare la lunghezza del bulbo oculare (lunghezza assiale) ed è utile per distinguere il tessuto oculare anomalo da quello normale. L’ecografia B-scan, invece, mostra un’immagine a due dimensioni: permette l’esplorazione dei piani assiale, longitudinale e trasverso. L’immagine è molto simile a una sezione anatomica. Si ha oltrettutto la possibilità di misurare la grandezza delle strutture oculari e delle formazioni patologiche potendole confrontare nel tempo.

Può comportare effetti indesiderati?

L’ecografia bulbare e orbitaria è un esame che non comporta rischi. Può essere ripetuta più volte, anche a distanza di pochi giorni, in modo da monitorare efficacemente l’evoluzione della patologia in esame.

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30 Giugno 2019

La cornea è un tessuto avascolare, una sottile membrana trasparente situata nella parte più esterna del globo oculare, davanti alla pupilla. Questa membrana è deputata alla rifrazione e alla trasmissione della luce. Quando la cornea viene colpita da malattie congenite, traumi o infezioni, può perdere la sua trasparenza con conseguente riduzione della funzione visiva anche fino alla cecità completa. In questi casi è spesso possibile intervenire microchirurgicamente per sostituire una porzione di cornea malata con una sana prelevata da un donatore.

Ci sono molte condizioni che possono provocare una grave compromissione della curvatura o della trasparenza della cornea. Spesso chi ne è affetto è giovane e nel pieno della propria attività scolastica o lavorativa. Purtroppo spesso non esistono dei trattamenti medici in grado di ripristinare delle buone condizioni corneali, e di permettere una soddisfacente qualità visiva, e l’unica soluzione possibile è l’esecuzione di un trapianto corneale. La parte centrale della cornea opaca viene sostituita con un lembo trasparente proveniente da un donatore. L’assenza di vasi sanguigni sul tessuto da trapiantare riduce molto i problemi di compatibilità, di rigetto, ed il rischio di trasmissione di infezioni da parte del donatore.

Le cornee generalmente vengono raccolte, selezionate, certificate, e messe a disposizione dei chirurghi, da parte delle “banche degli occhi”. Questo consente di disporre di tessuti di qualità garantita, di poter fronteggiare le emergenze, e di rendere “programmabili” gli interventi.

L’aspetto postoperatorio di un trapianto di cornea con la sutura in sede.
Il trapianto di cornea, definito tecnicamente cheratoplastica penetrante (PK), è una procedura di innesto sulla superficie dell’occhio di tessuto corneale sano in sostituzione di quello danneggiato. A seconda della gravità del danneggiamento della cornea, il trapianto può essere “a tutto spessore” (cheratoplastica perforante), “lamellare” (si trapianta solo la lamella più superficiale) o “endoteliale”(si sostituisce solo l’endotelio corneale ovvero lo strato corneale più interno che non si rigenera). L’intera procedura è fatta sotto un microscopio: attraverso uno strumento con taglierina, si rimuove il centro della cornea malata; un tessuto della stessa misura viene tagliato dalla cornea del donatore e cucito al posto di quello danneggiato con suture di nylon. Dopo la procedura una benda e una protezione vengono applicate a protezione dell’occhio.

Nella maggior parte dei casi in cui viene eseguito il trapianto di cornea (cheratocono, cheratopatia bollosa, distrofie ereditarie), il rischio di rigetto è molto basso.
Anche nei casi in cui si verifica, la terapia farmacologica generalmente risulta efficace.
Il rischio di rigetto raggiunge il livello massimo dopo circa 1 mese, e si riduce progressivamente entro il primo anno. Nei casi in cui il rigetto abbia provocato un’opacizzazione della cornea trapiantata, è possibile ripetere l’intervento.

La sutura può essere lasciata in sede anche per diversi anni se non genera problemi. La rimozione della sutura viene eseguita ambulatorialmente, non è dolorosa, e richiede la semplice somministrazione di un collirio anestetico.

Noi dello studio Rapisarda Oculisti ci occupiamo di effettuare tutti gli esami per la patologia corneale e della sostituzione della cornea stessa. Contattaci per una visita.


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30 Maggio 2019

La congiuntivite è  un’infiammazione della congiuntiva, la membrana trasparente che ricopre la parte bianca dell’occhio (sclera) e la superficie interna delle palpebre. È una delle malattie oculari più comuni; può manifestarsi in forma acuta o cronica.

Quali sono le cause?

Le cause della congiuntivite possono essere varie, ma le più frequenti sono: infezioni oculari (dovute a batteri, virus, funghi o parassiti), allergie, sostanze chimiche (cosmetici, farmaci, fattori ambientali) e agenti fisici di varia natura (tra cui l’esposizione eccessiva al sole e alle altre radiazioni).

Quali sono i suoi sintomi?

Lacrimazione eccessiva, bruciore, sensazione di avere sabbia negli occhi ovvero (sensazione di corpo estraneo), secrezione (gli occhi tendono ad “appiccicarsi”) e fotofobia.

Quali sono i suoi segni?

Occhi rossi, gonfiore più o meno accentuato della congiuntiva e delle palpebre.

Qual è la terapia?

Varia a seconda del tipo di congiuntivite. Generalmente si ricorre a colliri (terapie topiche) e, più raramente, a medicinali assunti per bocca (per via sistemica). In caso di congiuntivite batterica la terapia è a base di colliri antibiotici; nel caso di congiuntivite allergica si ricorre a colliri antistaminici e cortisonici, che possono essere associati all’utilizzo di lacrime artificiali e agli antistaminici per bocca. È importante, comunque, che il tipo esatto di patologia venga diagnosticato da un oculista.

 

Come si manifesta la congiuntivite infettiva?

La forma infettiva della congiuntivite può essere accompagnata da lieve febbre, tosse, mal di gola e rigonfiamento delle ghiandole linfatiche (ai lati del collo). È fondamentale l’igiene accurata delle mani; occorre, inoltre, cambiare frequentemente la federa del cuscino ed evitare contatti ravvicinati con altre persone, in modo da non contagiare l’infezione. In ogni caso, bisogna tenere presente che il rischio di trasmetterla è molto elevato (come avviene nel caso del comune raffreddore o dell’influenza).

Che forme esistono di congiuntivite allergica?

Le forme allergiche possono essere di due tipi: stagionali croniche. Nel primo caso occorre agire preventivamente (prima che l’allergia si presenti) ed è importante recarsi dal proprio oculista, che appronterà una terapia di profilassi per ridurre i sintomi nella fase acuta della malattia; può essere anche opportuno consultare un allergologo, che potrebbe prescrivere una terapia desensibilizzante. Ci sono però forme di congiuntivite allergica i cui sintomi sono localizzati solo nell’occhio, per cui è difficile scoprire l’agente che causa la malattia; in questo caso persino i test allergometrici cutanei potrebbero dare esito negativo, anche se in linea di massima è consigliabile farvi ricorso. Inoltre esistono al giorno d’oggi anche speciali test del sangue (basati su un prelievo) che consentono di sapere a cosa si è allergici (pollini, acari della polvere, ecc.).

Cos’è la congiuntivite attinica?

Si tratta di una forma di congiuntivite provocata dai raggi solari o da altre forme di radiazione. Per evitare di contrarla è, quindi, importante utilizzare occhiali con filtri per i raggi ultravioletti. La congiuntivite attinica è più frequente al mare, sulla neve e dopo l’esposizione a lampade abbronzanti: per questa ragione in tutti questi casi è fondamentale proteggere gli occhi adeguatamente con occhiali scuri a norma di legge e mascherine. In caso di congiuntivite bisogna evitare di andare al mare o in piscina.                                                     

Si possono usare le lenti a contatto se si ha una congiuntivite?

In caso di congiuntivite non si devono usare le lenti a contatto, almeno fino a quando non si è guariti completamente. Nel caso in cui si fosse affetti da congiuntivite infettiva, è fondamentale buttare le vecchie lenti nonché il contenitore che si è utilizzato e il liquido di conservazione. Nel caso in cui non lo si facesse, vi sarebbe il fondato rischio di infettarsi nuovamente.

Noi dello studio Rapisarda Oculisti ci occupiamo di effettuare tutte le diagnosi e le tarapie citati in questo articolo e attraverso esami riusciamo a studiare questo tipo di patologia oculare. Contattaci per una visita.

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25 Febbraio 2019

Essa è una patologia caratterizzata da un’assottigliamento della periferia della cornea non comune idiopatico di natura non infiammatoria. Il 75% circa dei pazienti affetti e di sesso maschile è la condizione solitamente bilaterale sebbene il coinvolgimento possa essere asimmetrico. Si presenta di solito dopo la 4ª decade con lesioni corneali periferiche inizialmente asintomatica. Per quanto riguarda i segni in ordine di comparsa sono dati da: opacità stromali puntate giallo bianche e fini spesso associata ad una lieve vascolarizzazione superficiale. Si diffondono su tutta la circonferenza e sono separate da limbus da una zona trasparente. All’esame superficiale possono ricordare l’Arcus Senilis questa fase è di norma sintomatica e la progressione estremamente lenta. Il progressivo assottigliamento della circonferenza risulta in un solco periferico la cui pendenza esterna degrada dolcemente mente la parte centrale sale bruscamente, il fondo si vascolarizza ma l’epitelio rimane integro. La vista si riduce gradualmente causando un aumento dell’astigmatismo cornale. Alcuni pazienti sviluppano episodi di dolore e infiammazione disabilitanti. Nei casi di lunga durata si può presentare uno pseudo Terigio in posizione diverse meridiane da ore 3 a ore 9. Il trattamento di un astigmatismo significativo si avvale principalmente dell’uso di lenti a contatto gas permeabili nonostante sia possibile eseguire un intervento chirurgico mirato all’escissioni della zona crescente del solco. I risultati per questo intervento non sono ideali e la lente a contatto è assolutamente necessaria per ottenere una migliore acuità visiva.
Lo studio Rapisarda Oculisti da sempre si occupa di problemi come la Degenerazione marginale di Terrien usando terapie che ci permette di risolvere il problema nella maggior parte dei casi.


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